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Valutazione del rischio da posture di lavoro statiche
È una situazione trasversale a moltissimi settori e attività. Mantenere per lungo tempo una postura statica sul lavoro può portare a dolore, affaticamento o addirittura a disturbi muscolo-scheletrici. A maggior ragione se la posizione assunta è inadeguata.
Dai classici lavori alla scrivania a quelli presso linee produttive, ma non solo: autisti, operatori sanitari, parrucchieri, addetti all’accoglienza… la lista è veramente infinita, in quanto sono diverse le mansioni che prevedono una permanenza prolungata seduti o in piedi.
La norma UNI ISO 11226, pubblicata nel 2019, definisce la postura di lavoro statica come quella mantenuta per un tempo superiore a 4 secondi. La valutazione, dunque, è utile per capire se il rischio derivante possa essere ritenuto accettabile o meno.
Vediamo, di seguito, maggiori dettagli sull’argomento e alcuni consigli di prevenzione.
UNI ISO 11226 e valutazione delle posture di lavoro statiche
La norma UNI ISO 11226 è uno strumento utile ai tecnici che si occupano di sicurezza sul lavoro per valutare i rischi derivanti da specifiche posture statiche e, in caso, individuare le misure più idonee per una miglior ergonomia.
Come anticipato, i lavoratori esposti al rischio di posture statiche sono molti, in quanto sono diverse anche le parti del corpo che possono essere coinvolte. Ovvero:
- tronco;
- testa;
- spalle e parte superiore delle braccia;
- avambraccio e mani;
- parte inferiore del corpo (gambe e ginocchio).
Nella valutazione del rischio, dunque, tutto inizia da un’analisi preliminare, volta a stabilire se la postura possa essere considerata “accettabile” o “non raccomandata”. In questa fase vengono presi in esame fattori quali: posizione da seduti o in piedi, rotazione, flessione, inclinazione del corpo. In sostanza, vengono valutati gli angoli assunti dalle varie articolazioni.
In caso di situazioni intermedie, invece, viene svolto un ulteriore approfondimento, considerando anche la variabile tempo. Viene quindi stabilita una durata limite di mantenimento della postura analizzata, per ricondurre la valutazione a un giudizio di “accettabile” o “non raccomandata”.
Nella maggior parte dei casi può essere sufficiente l’osservazione diretta. In alcune circostanze, tuttavia, potrebbe essere necessario l’utilizzo di specifici dispositivi di misurazione.
Valutazione delle posture di lavoro statiche da seduti o in piedi
In base all’esito della valutazione delle posture statiche sul lavoro, potranno eventualmente essere stabilite le misure per una progettazione (o riprogettazione) adeguata delle postazioni o per rivedere le modalità operative di certe mansioni, perché vengano svolte in modo più sicuro.
Le attività che prevedono periodi di tempo prolungati nella stessa posizione sono molto trasversali. Ecco perché anche l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha pubblicato delle relazioni con raccomandazioni e buone pratiche per coloro che prevedono posture statiche prolungate, seduti o in piedi.
Di seguito, ecco alcuni consigli utili.
La postura seduta statica al lavoro
Con l’aumento della sedentarietà di molte attività lavorative, sono in crescita anche le evidenze di collegamenti tra problemi di salute e stili di vita sedentari. Non è un caso se alcuni dati del 2019, relativi ai rischi nuovi ed emergenti, confermano il mantenimento prolungato nella posizione seduta come il secondo fattore di rischio segnalato con maggior frequenza nell’UE.
Il lavoro in ufficio è quello più evidente, ma non vanno dimenticati impieghi quali autisti, piloti, gruisti, addetti a call center, sportelli di servizio e sale di controllo, operai delle linee di assemblaggio, lavoratori in smart working e molti altri ancora.
Tra le raccomandazioni citate nella relazione EU-OSHA, è importante ricordare i seguenti consigli:
- trascorrere al massimo il 50% della giornata seduti;
- evitare di rimanere in posizione seduta per un tempo prolungato, cercando di alzarsi almeno ogni 20-30 minuti;
- alzarsi sempre per almeno 10 minuti dopo aver trascorso 2 ore seduti e ridurre il tempo in posizione seduta quando possibile;
- non superare le 5 ore di lavoro sedentario al giorno;
- lavorare in maniera attiva, alternando la posizione seduta con quella eretta e camminando.
La postura in piedi statica al lavoro
Una posizione in piedi prolungata – sia statica che forzata – può rappresentare un problema quando non è possibile alternarla con altre (ovvero camminare o stare seduti). Rimanere in piedi sul posto (movimento limitato a un raggio di 20 cm) può avere conseguenze, alla lunga, soprattutto per quanto riguarda i disturbi muscolo-scheletrici.
Anche in questo caso, sono molti i lavoratori potenzialmente coinvolti: addetti alla sicurezza, alle catene di montaggio, all’accoglienza, ma anche operatori di macchine, farmacisti, tecnici di laboratorio, baristi, ecc. Ecco perché è importante evitare di stare in piedi sul posto di lavoro per lunghi periodi di tempo, ovvero:
- per più di un’ora ininterrottamente;
- per oltre 4 ore totali nell’intera giornata.
In linea di massima andrebbero alternate le seguenti proporzioni: 30% in piedi, 60% seduti, 10% camminare/muoversi/andare in bicicletta.
Nella relazione EU-OSHA vengono citati i seguenti aspetti come utili strategie di prevenzione:
- postazione di lavoro ergonomica e condizioni ambientali adeguate;
- organizzazione del lavoro per limitare la posizione in piedi (es. stabilendo tempi di permanenza massimi);
- introduzione di misure supplementari per ridurre i rischi, ove non sia possibile evitare la posizione in piedi (es. tappetini e solette imbottite);
- coinvolgimento attivo dei lavoratori;
- promozione di un comportamento salutare;
- politiche e pratiche organizzative per garantire che le misure vengano messe in pratica.
Capire quali mansioni prevedano posture di lavoro statiche, e conoscere le adeguate misure di prevenzione e protezione da poter applicare, è importante per fare in modo che i lavoratori siano messi nelle condizioni di operare in modo sicuro, confortevole e produttivo.
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